La riscoperta dell’elemento umano nel marketing

Nel contesto attuale, dominato da automazioni, chatbot e algoritmi predittivi, cresce la cosiddetta fatica digitale: un fenomeno che spinge i consumatori a ignorare o evitare sempre più le comunicazioni promozionali online, una sorta di barriera protettiva.

In questo panorama, il marketing relazionale, che pone al centro il contatto fisico e l’autenticità, sta tornando a essere una leva strategica per restituire valore, attenzione e memorabilità alle relazioni tra imprese e stakeholder.

Una saturazione digitale che allontana i consumatori

La digital fatigue è ormai un dato di fatto. Secondo una ricerca di Optimove, nel 2025 ben il 70% dei consumatori ha annullato l’iscrizione a newsletter o comunicazioni di brand a causa dell’eccessiva frequenza dei messaggi, quasi indipendentemente dal loro contenuto. Questo dato conferma una soglia di esaustione comunicativa che rischia di rendere inefficaci molte campagne, danneggiando persino la reputazione del mittente.

La digital fatigue è la risposta emotiva e cognitiva a un flusso informativo incessante: notifiche continue, sovraccarico informativo, pressione alla risposta immediata e bombardamento di messaggi pubblicitari.
Il risultato? I consumatori sviluppano meccanismi di difesa: ignorano email, saltano gli annunci, riducono drasticamente il tempo dedicato alle comunicazioni aziendali.

Un esempio arriva dal settore bancario statunitense. Nel 2025, l’efficacia delle campagne promozionali ha subito un calo significativo, con solo il 31% di brand awareness. La causa principale? Proprio la saturazione comunicativa e la perdita di autenticità percepita.

Tornare “umani”: il valore del contatto tangibile

In un contesto dove il digitale rischia di disumanizzare le interazioni, cresce la domanda di esperienze autentiche, coinvolgenti e memorabili. Uno studio pubblicato da Furniture Today mostra come molti consumatori si dichiarino “digitalmente esausti” e desiderosi di esperienze tattili e dirette, più radicate nella dimensione reale.

In questa direzione si inserisce l’esperienza di QuBox, azienda con sede a Matera che propone soluzioni regalo originali per aziende, pensate come esperienze sensoriali personalizzate. L’obiettivo è restituire umanità al marketing attraverso un gesto concreto, capace di trasmettere cura e attenzione.

Ogni QuBox non è solo un oggetto, ma una microstrategia relazionale. Il packaging raffinato, i contenuti selezionati e le lettere in copy personalizzato trasformano il dono in un veicolo autentico di relazione tra l’impresa e il suo interlocutore.

Un approccio che incontra anche il mercato italiano

In Italia, l’Osservatorio del Politecnico di Milano sul Customer Experience Management ha rilevato come oltre il 60% delle aziende ritenga fondamentale arricchire i propri touchpoint digitali con iniziative fisiche e personalizzate, proprio per contrastare il rischio di alienazione e indifferenza da parte dei clienti.

Il contatto fisico - il tocco di una carta, il profumo di un packaging curato, il gesto di un dono - riaccende l’attenzione e la curiosità di chi è ormai abituato a gestire decine di notifiche al minuto. Non è un caso che si stia assistendo a un ritorno del marketing esperienziale e del gifting strategico, capaci di dare nuova forza a relazioni che rischiano di rimanere esclusivamente digitali.

Un vantaggio competitivo per manager e imprese

Il dono fisico come strumento di comunicazione non è solo un trend creativo. Studi di settore mostrano che le aziende che adottano pratiche di gifting registrano fino al 43% in più di fidelizzazione clienti e un incremento delle vendite superiore al 50% nei mesi successivi all’iniziativa.

Per manager e imprenditori, ciò significa una leva misurabile, capace di generare ROI e consolidare la brand equity. In particolare, il dono si rivela efficace in tre ambiti chiave:

  1. Customer care per rafforzare la relazione con i clienti attivi e riconquistare quelli inattivi.
  2. Employer branding per valorizzare collaboratori e partner interni.
  3. Networking B2B per consolidare rapporti con stakeholder e investitori, offrendo un segnale di attenzione e riconoscimento.

L’umanità come ritorno strategico

Il marketing moderno deve trovare un equilibrio tra efficienza tecnologica e autenticità umana. Le persone non vogliono essere solo target o dati da profilare: vogliono sentirsi viste, considerate e valorizzate.

In questo scenario, esperienze come quelle di QuBox dimostrano che il dono fisico non è un gesto accessorio, ma una leva strategica per ricostruire fiducia, attenzione e connessioni profonde.
È un invito alle aziende italiane a riscoprire il valore dell’umanità anche nel business, trasformando ogni relazione in un’esperienza autentica e memorabile.

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